Mi ha sempre affascinato il rapporto
che intercorre fra natura ed architettura, la natura che diventa architettura
e l'architettura che ridiventa natura. Mi affascinano le opere antiche
che un tempo erano splendenti e si stagliavano nel paesaggio prepotenti
e che il tempo ha corroso e fa ritornare natura: le piramidi d' Egitto,
le ziqqurat, le opere dell'antica Roma. E allo stesso tempo tutto ciò
mi ispira e mi ha ispirato nelle mie modeste esercitazioni accademiche
a creare tagli, rotture, movimenti tellurici su forme pure, semplici, essenziali.
E quindi mi affascinano tutte quelle
opere che esprimono questo nuovo modo di pensare, questa "nuova sostanza".
Antonino Saggio parla di una nuova
concezione del paesaggio che guarda ad una natura "molto più complessa,
molto più "nascosta", come diceva già Eraclito".
E cita Eraclito non a caso. Eraclito
è il famoso filosofo del pànta reì ,
del tutto scorre, è un filosofo della natura. Tutto
è in movimento e niente dura in eterno. Antonino Saggio dice "Fluidità
diventa parola chiave". Scrivendo dell'opera chiave che esprime questa
nuova concezione del paesaggio parla di "uno zigzagante canyon che rimanda
alle forme scavate dai corsi d'acqua in un territorio tufaceo". E'
l'acqua, simbolo per eccellenza di fluidità, che corrode,
scava ciò che invece è statico, non si muove. E perciò
lo trasforma, lo fa mutare nel tempo.
Lo zigzagante canyon rimanda inevitabilmente
alla Negative Line e alla Nevada Depression di Michael Heizer. Silvia Caringi
nella rivista Area n° 33 luglio/agosto 1997 afferma che " in termini
di progettualità dell'opera l'artista si confronta con la non-forma
o in altri termini con la dissoluzione della forma". Quest' ultima
sarebbe stata una cosa blasfema per Le Corbusier, il quale affermava che
"gli occhi sono fatti per vedere le forme nella luce."
Negative Line,1996
Di dissoluzione della forma parla
Cesare De Sessa a proposito del bar-ristorante Moonsoon di Zaha Hadid.
Egli precisa che dissoluzione è della forma intesa nella più
vasta accezione euclidea, "in quanto, per altri versi, l'intervento rappresenta
una raffinata istanza di forma". Nel bar-ristorante Moonsoon
oltre alla fluidificazione spaziale (drammatizzata dalla "spirale rovesciata
che dal soffitto calamita e risucchia le tensioni e le forze dinamiche,
per farle deflagrare nello spazio sovrastante...") si avverte l'eterna
dialettica degli opposti "eros/thanatos, dionisiaco/apollineo, ying/yang".
E questo rimanda ad Eraclito il quale afferma che se non ci fosse un continuo
gioco tra gli opposti il mondo finirebbe: "Dio è giorno-notte, è
inverno-estate, è guerra-pace, è sazietà-fame".
Inoltre le opere di Zaha Hadid
trasmettono un senso di leggerezza; leggerezza che De Sessa ricollega all'universo
informatico fatto di "labili software e dati, immagazzinati su suppori
magnetici, revocabili in ogni istante, e che corrono su circuiti sotto
forma di impalpabili impulsi elettronici. Leggerezza, dunque, ma anche
rapidità e molteplicità, fra i caratteri salienti che configurano
le forme di questo millennio".
Franca Mereu
fmereu@inwind.it