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Tutto scorre.

"La natura cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale o liberty o neanche quella dei maestri dell'organicismo.E' diventata molto più complessa, molto più cattiva, molto più "nascosta", come già diceva Eraclito, ed è sondata dagli architetti con occhio antiromantico attraverso i formalismi nuovi della scienza contemporanea (i frattali, il dna, gli atomi, i salti di un universo che si espande, il rapporto tra vita e materia). Insomma la categoria della complessità. Nascono in questo contesto le figure dei flussi , dell'onda, dei gorghi, dei crepacci, dei cristalli liquidi e la Fluidità diventa parola chiave."
 

Mi ha sempre affascinato il rapporto che intercorre fra natura ed architettura, la natura che diventa architettura e l'architettura che ridiventa natura. Mi affascinano le opere antiche che un tempo erano splendenti e si stagliavano nel paesaggio prepotenti e che il tempo ha corroso e fa ritornare natura: le piramidi d' Egitto, le ziqqurat, le opere dell'antica Roma. E allo stesso tempo tutto ciò mi ispira e mi ha ispirato nelle mie modeste esercitazioni accademiche a creare tagli, rotture, movimenti tellurici su forme pure, semplici, essenziali.
E quindi mi affascinano tutte quelle opere che esprimono questo nuovo modo di pensare, questa "nuova sostanza".
Antonino Saggio parla di una nuova concezione del paesaggio che guarda ad una natura "molto più complessa, molto più "nascosta", come diceva già Eraclito".
E cita Eraclito non a caso. Eraclito è il famoso filosofo del  pànta reì , del  tutto scorre, è un filosofo della natura. Tutto è in movimento e niente dura in eterno. Antonino Saggio dice "Fluidità diventa parola chiave". Scrivendo dell'opera chiave che esprime questa nuova concezione del paesaggio parla di "uno zigzagante canyon che rimanda alle forme scavate dai corsi d'acqua in un territorio tufaceo". E' l'acqua, simbolo per eccellenza di fluidità, che corrode, scava ciò che invece è statico, non si muove. E perciò lo trasforma, lo fa mutare nel tempo.
Lo zigzagante canyon rimanda inevitabilmente alla Negative Line e alla Nevada Depression di Michael Heizer. Silvia Caringi nella rivista Area n° 33 luglio/agosto 1997 afferma che " in termini di progettualità dell'opera l'artista si confronta con la non-forma o in altri termini con la dissoluzione della forma". Quest' ultima sarebbe stata una cosa blasfema per Le Corbusier, il quale affermava che "gli occhi sono fatti per vedere le forme nella luce."
 


Negative Line,1996
 
 

Di dissoluzione della forma parla Cesare De Sessa a proposito del bar-ristorante Moonsoon di Zaha Hadid. Egli precisa che dissoluzione è della forma intesa nella più vasta accezione euclidea, "in quanto, per altri versi, l'intervento rappresenta una raffinata istanza di forma". Nel bar-ristorante Moonsoon  oltre alla fluidificazione spaziale (drammatizzata dalla "spirale rovesciata che dal soffitto calamita e risucchia le tensioni e le forze dinamiche, per farle deflagrare nello spazio sovrastante...") si avverte l'eterna dialettica degli opposti "eros/thanatos, dionisiaco/apollineo, ying/yang". E questo rimanda ad Eraclito il quale afferma che se non ci fosse un continuo gioco tra gli opposti il mondo finirebbe: "Dio è giorno-notte, è inverno-estate, è guerra-pace, è sazietà-fame".
Inoltre le opere di Zaha Hadid trasmettono un senso di leggerezza; leggerezza che De Sessa ricollega all'universo informatico fatto di "labili software e dati, immagazzinati su suppori magnetici, revocabili in ogni istante, e che corrono su circuiti sotto forma di impalpabili impulsi elettronici. Leggerezza, dunque, ma anche rapidità e molteplicità, fra i caratteri salienti che configurano le forme di questo millennio".
 







      Franca Mereu                                                                                                                                                                                fmereu@inwind.it
 
 

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